Aglio Famiglia: Liliaceae
Specie: Allium sativum L.
L’aglio è una pianta erbacea perenne, può essere alta fino ad un metro; la pianta adulta presenta da 40 a 60 radici cordiformi e superficiali, che interessano i primi 30 cm di terremo. Le foglie sono basali e non fungono come organi di riserva come invece accade nella cipolla. La foglia più esterna avvolge la precedente per circa 10 cm, e aumenta pian piano che si va verso l’interno. Lo scapo fiorale è cilindrico e pieno, lungo dai 40 agli 80 cm e alla sommità porta l’infiorescenza a ombrella avvolta da una spata appuntita.
I fiori possono essere bianchi, rosei o porporei e sono portati su un lungo e sottile peduncolo; ogni fiore presenta 6 tepali, persistenti nel frutto, 6 stami e un ovario trioculare, uno stilo dritto e filiforme e uno stigma interno. Dalla sua fecondazione si origina una capsula che raramente contiene semi.
I veri organi di propagazione sono i bulbilli ovvero gli spicchi, inseriti nel fusto a gruppi di 5 a 20 che formano il bulbo o testa d’aglio; avvolto da delle foglie metamorfosate, che hanno la funzione protettiva. Il peso medio di un bulbo varia da 20 gr a un massimo di oltre 150 gr.
I bulbi raccolti non germogliano subito perché necessitano di un certo periodo di dormienza e per prolungare tale periodo è necessario conservarli a una temperatura di 0°C oppure a valori superiori a 18°C, mentre per abbreviarlo occorre conservarli a 5-10 °C.
Terreno: L’aglio predilige terreni con tessitura e struttura tali da consentire un buon drenaggio e con buona fertilità, teme il ristagno idrico, anche in considerazione al periodo in cui viene coltivato (dall’autunno a inizio estate).
L’aglio come detto è una pianta perenne,ma diventa annua se in coltura. È considerata una pianta da rinnovo anche se non necessita di lavorazioni profonde. Si pratica un’aratura normale alla profondità di 25-30 cm, seguita da erpicatura o fresatura. Molto spesso l’aglio in coltura segue il grano, ma non deve essere mai preceduto da cipolla, carota e da colture ortive.
I bulbi più sani e grossi vanno interrati in autunno nelle zone a clima mite e all’inizio della primavera nelle zone fredde e umide. La messa a dimora può essere manuale, ponendoli con l’apice verso l’alto, ad una profondità di 4-5 cm, a una distanza di 10-15 cm da ogni bulbo su fila e di 30-50 cm tra le file.
Concimazione: La concimazione dell’aglio è esclusivamente minerale, mentre quella organica può causare gravi problemi e deve essere effettuata nella coltura precedente.
Generalmente l’aglio non richiede interventri irrigui supplementari in quanto le normali precipitazioni sono sufficienti a soddisfare le sue esigenze, necessita di irrigazione solo in caso di prolungata siccità.
Le eventuali sarchiature vanno fatte prestando molta cura per non danneggiare il suo apparato radicale che come detto è molto superficiale; per questo spesso per il controllo delle erbe infestanti si usano erbicidi.
Gli steli fiorali vanno tagliati prima della fioritura per evitare che la pianta usi le riserve contenute nel bulbo per fiorire; e per accelerare la maturazione a volte si ricorre alla torsione dello stelo.
Raccolta: La raccolta,manuale o meccanica viene eseguita estirpando la pianta lasciandola essiccare per una settimana sul terreno. In seguito i bulbi vengono ripuliti dalle foglie esterne e dalle radici, poi si fanno trecce di 20-30 bulbi, oppure si tagliano le foglie e si dispongono i bulbi in contenitori.
Avversità: I danni a questa pianta possono essere provocati da gelate e grandinate oltre che da stress e carenza idrica. Mentre tra i parassiti che possono danneggiarla ricordiamo alcuni virus (più dannoso è il virus del mosaico), le micosi (peronospora, muffa grigia, elmintosporisi, ruggine, alternariosi, aspergillus), insetti (hylemia antiqua, suilla lurida, brachycerus albidentatus) e nematodi (dytilenchus dispaci).
Storia: L’aglio è una pianta conosciuta fin dall’antichità utilizzata principalmente come condimento dei cibi, dagli egizi nel III millennio a.c., successivamente dai greci, dai romani, dai cinesi e dagli indiani.
In cucina i bulbi si utilizzano crudi, in insalate o aggiunti a sughi, stufati, in piatti di pesce o verdure.
Frequentemente usato anche nella preparazione di insaccati e nell’industria conserviera per antipasti sott’olio e sott’aceto.
Le proprietà terapeutiche sono antielmintiche contro gli ascaridi e gli ossiuri, ipotensive, espettoranti, digestive, carminative, antisettiche, ipoglicemizzanti.
Fonti: Libri di agronomia e siti di agronomia.