Omero nel XVIII libro dell'Iliade, descrive lo scudo di Achille realizzato da Efesto:
<<E fece per primo uno scudo grande e pesante / ornandolo dappertutto; un orlo vi fece, lucido, triplo, scintillante, e una tracolla d'argento. / Erano cinque le zone dello scudo, e in esso fece molti ornamenti coi suoi sapienti pensieri. / Vi fece la terra, il cielo e il mare, / l'infaticabile sole e la luna piena, / e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, / le Pleiadi, l'Iadi e la forza di Orione / e l'Orsa, che chiamano col nome di Carro: ella gira sopra se stessa e guarda Orione, / e sola non ha parte dei lavacri d'Oceano>>.
La più antica opera d'arte con una rappresentazione del cielo e delle sue costellazioni è collocata dunque nel tempo mitico degli dei, attribuita al dio Efesto.
Il legame fra l'arte e l'osservazione del cielo, dei corpi che lo abitano e dei loro influssi sulla vita dell'uomo si stabilì in epoca remota.
La speculazione scientifica e il pensiero mitico diedero presto vita a immagini che ritroviamo, pressochè immutate, dalle produzioni babilonesi al Rinascimento: un'estensione nel tempo che neppure il cristianesimo riuscì a frenare. Il patrimonio culturale pagano infatti non venne eliminato, nonostante la teoria del libero arbitrio - uno dei punti basilari del pensiero cristiano- si contrapponesse decisamente alla teoria meccanicistica del destino umano dominato dagli astri, e nonostante le polemiche antiastrologiche condotte per secoli da personaggi come sant'Agostino o Pico della Mirandola.
Così le immagini astrologiche, lo zodiaco, i pianeti, le stelle extrazodiacali ( o paranatellonta), entrarono nelle chiese come simboli del Tempo. La Chiesa, d'altra parte, aveva ben presto mutuato dall'immaginario pagano una serie di elementi, a cominciare dalla figura Cristo-Sole: intorno alla metà del IV secolo la data di nascita di Cristo venne infatti fissata al 25 dicembre, giorno che corrispondeva, nel calendario pagano, all'inizio di un nuovo anno solare.
Gli antichi testi astrologici vennero ricopiati e miniati fin dall'epoca carolingia; commentati e complicati dalle elaborazioni di origine araba, nel Rinascimento saranno diffusi a stampa.
L'interesse nei confronti del sapere pagano non aveva solo il carattere dell'erudizione antiquaria e filologica, ma corrispondeva a una sua completa integrazione. L'astrologia, infatti, attraverso i secoli <<si era fusa a tal punto con la scienza da assoggettare di fatto non solo l'astronomia, ma tutte le scienze naturali, dalla mineralogia alla botanica e alla zoologia, dalla fisiologia alla medicina>>(J.Seznec).
La teoria del microcosmo che rispecchia il macrocosmo legava tutti gli elementi in una specie di magia "simpatica" che rimandava all'immagine dell'ordine cosmico creato da Dio: così si evitava una frattura, a prima vista inevitabile, con la teologia cristiana.
Il corpo umano stesso diventò una mappa astrologica con la diffusione, fin dal XII secolo, della "melothesia" , una dottrina codificata in epoca romana da Manilio: a ogni parte del corpo veniva fatto corrispondere un segno zodiacale; la medicina astrologica indicava perciò la predisposizione verso determinate malattie a seconda del segno di nascita, evitando di operare se la Luna era nel segno a cui apparteneva l'organo malato e scegliendo le cure fra le erbe dominate da quel segno.
L'arte, specchio di cultura, riflettè questa ramificata penetrazione della sapienza astrologica nel pensiero occidentale, con una proliferazione di immagini collocate nelle chiese, nei palazzi di corte, in quelli pontifici.
Dal Medioevo al Rinascimento venne realizzata in Italia una notevole serie di cicli astrologici, con caratteristiche tipologiche differenziate: dalle strutture a calendario ( con l'associazione dei segni zodiacali a ogni mese dell'anno) alle esposizioni degli influssi dei Pianeti e dei segni sulle attività dell'uomo; dalle mappe celesti, alle raffigurazioni delle origini mitologiche delle costellazioni.
La complessità maggiore si riscontra nei cicli in cui è raffigurato un oroscopo: si tratta della particolare situzione del cielo in corrispondenza di eventi importanti o al momento della mascita (la"genitura") del committente.
I potenti del Rinascimento, come gli imperatori romani, affermavano l'inevitabilità della loro gloria attraverso il tema della propria genitura. Cosimo il Vecchio fece affrescare un oroscopo nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo; e dopo di lui tutta la famiglia de' Medici si interessò di astrologia e affidò una lunga serie di cicli a grandi artisti: da Luca della Robbia a Vasari, al Bronzino.
Il potente banchiere senese Agostino Chigi fece realizzare il proprio oroscopo alla Farnesina da Baldassarre Peruzzi, affidando poi a Raffaello la decorazione con tema astrologico della propria cappella funebre. Lo stesso Raffaello dipinse, su richiesta di Giulio II, la situazione del cielo al momento della sua elezione al papato, nella Stanza della Segnatura in Vaticano.
Le decorazioni degli appartamenti vaticani riflettono in modo inequivocabile la complessa realtà culturale dell'epoca: negli appartamenti di Alessandro VI Borgia, Pinturicchio illustrò nella Sala dei Pontefici, Giovanni da Udine e Perin del Varga dipinsero su commissione di Leone X Medici le immagini dei papi accanto a quelle delle costellazioni; sullo scorcio del Cinquecento, Gregorio XIII faceva poi decorare la volta della Sala Bologna con una dettagliata mappa celeste.
Sarà solo con la fine del Cinquecento che la <<erudita superstitio>> (come è definita l'astrologia da Cumont) verrà dimenticata : nei secoli successivi i temi astrologici torneranno sulle volte o sulle pareti dei palazzi, ma ridotti a motivi puramente decorativi.[...]
FONTE:Arte e astrologia, Gioia Mori-Art dossier- giunti editore